Dopo Doom II, la ID fece uscire altre due edizioni: The Ultimate Doom (1995), una riedizione del primo Doom con un quarto episodio aggiuntivo da collocarsi cronologicamente tra l’ultimo episodio del primo capitolo e l’episodio unico del secondo, e Final Doom (1996), due episodi aggiuntivi per Doom II. Soltanto il primo riuscì però a rimanere su livelli accettabili, mentre il secondo non fece un grande successo, probabilmente perché, pur essendoci sempre un pizzico d’innovazione, la base era sempre la stessa; inoltre Tnt e Plutonia, i due episodi che componevano Final Doom, potevano essere benissimo simili ad altri episodi non ufficiali scaricabili gratuitamente da internet.
Il 1996 segna anche l’inizio di un’altra saga di sparatutto: quella di Quake. Conservando l’ambientazione futuristica che tanto aveva fatto successo in Doom, i ragazzi della ID Software realizzarono tre videogiochi di qualità grafica sempre crescente, costantemente al passo con i tempi e le tecnologie disponibili sul mercato. Il primo della serie, uscito nel giugno 1996, introduce un 3D in tutto e per tutto reale, migliorando gli effetti grafici come le ombre (non dimentichiamo che, per quanto fosse realistico, il 3D di Doom era un falso 3D, nel senso che la terza dimensione era soltanto una quota di altezza assegnata ad una certa area, per cui era per esempio impossibile realizzare soffitti inclinati) e ampliando ulteriormente la possibilità di modifica; inoltre, oltre ad un miglioramento della grafica, viene introdotta la consolle di gioco per inserire comandi e opzioni durante le partite, i mostri hanno una forma ed una consistenza più umanoide, e non ultimo vengono introdotte alcune modalità di gioco multiplayer, come il CTF, che saranno destinate a diventare molto gettonate nei tornei.
L’anno successivo uscirono due pacchetti ufficiali di livelli per questo gioco, ed a dicembre il secondo capitolo della saga. Quake II è stato il primo gioco della ID ad utilizzare i driver video 3D Open GL, che permettevano un netto miglioramento della qualità grafica in ogni situazione; dal momento che però si era ancora agli inizi come schede grafiche accelerate, il salto era ancora facoltativo. Questo gioco è ricordato anche per essere stato il primo sparatutto della casa di Mesquite nel quale l’obiettivo non era soltanto quello di uccidere i mostri ed arrivare all’uscita del livello (come era per Wolf 3D, Doom, e Quake I): le missioni comprendevano anche azioni chiave (come per esempio disattivare degli allarmi, mettere in funzione o distruggere dei macchinari…), per un’avventura ancora più realistica.
Due anni dopo, nel novembre 1999, uscì Quake III, che si distingueva nettamente dai due precedenti in quanto dedicato interamente al multiplayer ed al gioco online. Si assiste anche ad una perentoria evoluzione della grafica: mentre nei precedenti giochi (compreso Quake II con le Open GL) il livello migliora lentamente, qui si assiste ad un radicale cambiamento, in quanto il motore grafico è completamente diverso: il dettaglio aumenta incredibilmente e con esso la fluidità delle immagini.
Ancora oggi si disputano tornei molto importanti di Quake III, e ben due dei tre tabelloni principali del QuakeCon, la manifestazione multiplayer che si svolge ad agosto al quartier generale della ID, sono dedicati a questo gioco (uno per il duello e uno per il CTF; il terzo è dedicato al duello di DooM III).
Viste le grandi potenzialità di questo motore grafico, si inizia a mormorare che la ID voglia realizzare un nuovo sparatutto basato sulla storia di Doom. La voce viene però tenuta, inizialmente (parliamo della tarda estate del 2000), di poco conto, perché come sempre ogni occasione è buona per fare clamore.
Ma il successo di Quake III è di grande entità, e molti credono che le voci abbiano qualche fondamento in quanto sarebbe il momento buono di far rivivere un gioco delle potenzialità di Doom in una nuova edizione ora che il processo di evoluzione grafica ha compiuto il suo gradino più grande di sempre, quello delle schede grafiche 3D accelerate, e ora che il bacino d’utenza è decisamente più largo. La storia subisce una battuta d’arresto con l’uscita e la grande pubblicizzazione di una riedizione dell’ Old Doom: è facile pensare che qualcuno si sia confuso e abbia creduto in un terzo capitolo invece di una riedizione completa, ma del vecchio Doom. Ma le voci piano piano si riprendono, ora che si profila anche l’uscita di un remake di Wolfenstein nel giro di un anno l’uscita di un remake di Doom sembra più realistica, forse anche grazie a informazioni dateci dalle solite “talpe”, gente molto vicina ai programmatori che quasi sempre sono le stesse persone che pubblicano i rumors. Chissà, forse John e gli altri avrebbero voluto tenere il segreto ancora un po’, magari per fare una grande sorpresa all’E3 od al Quakecon dello stesso anno (2001), ma negare l’evidenza non lo si può fare quando si ha contro un’intera comunità, quella di Internet, e così John Carmack è “costretto” a ufficializzare l’esistenza del progetto Doom3 proprio mentre venivano presentate le nuove schede video: le GeForce 3. Era il 21 febbraio 2001, e la presentazione avveniva a Tokyo: una data che tutti noi ricordiamo perché segna di fatto l’inizio dell’attesa motivata per Doom III. Attesa che, inizialmente, si profilava di circa un anno o poco più; tuttavia passeranno ben tre anni e mezzo prima che il gioco faccia la sua comparsa sugli scaffali dei negozi, riprenderemo il discorso dopo.
Nel frattempo la ID fece uscire il tanto atteso anch’esso remake di Wolfenstein 3D, il predecessore di Doom, datato 1992. Un gioco che riportava le atmosfere dei presunti e misteriosi esperimenti segreti dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale sui nostri schermi, questa volta con un dettaglio grafico ed un realismo molto maggiore. Il gioco, chiamato Return to Castle Wolfenstein, si è distinto anche per una curiosa modalità multiplayer, nella quale si potevano disputare le battaglie più importanti (come per esempio lo sbarco in Normandia) prendendo l’uno o l’altro lato (Nazisti o Alleati). Il motore grafico utilizzato era lo stesso di Quake III, ed il gioco, uscito nel novembre 2001, ebbe un successo più che buono.
Un mesetto dopo usciva anche Medal of Honor Allied Assault, un gioco della “2015” alla quale collaborava anche in buona misura la ID. Su questo gioco, in quanto non è propriamente della ID, non ci dilungheremo molto: diremo però che è l’unico gioco in cui ha contribuito la ID di pura guerra, infatti mentre RTCW, almeno per quanto riguarda il singleplayer, stava molto sull’esoterico, questo era incentrato sulle battaglie chiave del conflitto mondiale, come per esempio lo sbarco in Normandia e successivamente la liberazione della Francia (come già sopra citato, lo sbarco è presente anche in RTCW, ma in quel caso si tratta di una modalità multiplayer, mentre qui è una missione per giocatore singolo).