Al giorno d'oggi siamo abituati ai tornei di videogiochi in rete: completamente realizzati via Internet, non richiedono una disponibilità specifica permettendo di organizzarsi come meglio riesce ai partecipanti. Ma come si giocava dieci e più anni fa, quando Internet era ancora un lusso riservato a pochi e per giocare ci si doveva per forza incontrare tutti in un posto fisico, che non era di certo la LAN party a casa dell'amico come può succedere oggi, ma erano veri e propri locali specializzati, divenuti celebri proprio perchè si contavano sulle dita di una mano? Glielo chiediamo ad Alessandro Pace, uno dei migliori giocatori nazionali di Doom intorno alla metà degli anni '90.
Ho deciso di scrivere questa storiografia in onore dei vecchi campioni (ed amici) del circuito romano di Doom2 degli anni 1995-1996 e di quel periodo. Solo recentemente ho visto infatti che esiste una classifica mondiale di questo gioco e un programma (Zdaemon) che consente ancora oggi di giocare in deathmatch via internet e che ci sono ancora decine di migliaia di persone che si divertono a fraggarsi come indemoniati !
Il primo torneo italiano di Doom2 di cui ho conoscenza si svolse nel febbraio 1995 a Roma nel locale da poco aperto Obi-Wan; si trattava di un pub in zona Piazza Venezia veramente molto bello e caratteristico, gestito da Valerio Retico la moglie Caterina ed altri ragazzi, tutto impostato con ambientazione fantasy, c’erano varie salette e si potevano affittare giochi di qualunque tipo e giochi di ruolo, oltre a bere e mangiare. C’era anche una sala con quattro computer collegati in rete, se non ricordo male erano dei 486 a 66MHZ, ci si metteva le cuffie e si giocava!
All’epoca il concetto di gioco in rete era una novità assoluta quindi, quando Valerio ci chiese di partecipare a questo primo torneo sperimentale, aderimmo tutti incuriositi; quasi tutti avevano giocato a Doom2 a casa (in singolo), ma ovviamente il deathmatch era tutt’altra cosa, l’intelligenza umana rendeva gli scontri incredibilmente più avvincenti e divertenti.
Tutti giocavamo ovviamente con tastiera e l’alt (ossia utilizzavamo i tasti direzionali per muoverci e girarci, ma per spostarsi lateralmente utilizzavamo l’alt + il tasto direzionale per girarsi e quindi non potevamo spostarci e contemporaneamente girarci), l’incontro durava 10 minuti e vinceva chi aveva fatto più frag.
Al torneo non parteciparono i campioni del locale Gianluca Gatti (detto Kharkas) e Andrea Masson, in quanto troppo forti.
Il torneo lo vinse Paolo Moriconi che poi ricevette una lezione di gioco in un ulteriore scontro uno contro uno da Gatti che era l’unico (all’avanguardia per l’epoca) che usava due tasti appositi per il movimento laterale (strafe) riuscendo quindi a “strafare” e voltarsi contemporaneamente (avendo quindi una ben maggiore capacità e varietà di movimento).
Da lì in poi fu un excalation i tornei divennero un appuntamento mensile a cui partecipavano sempre più persone; ci furono persone, come me, che comprarono appositamente un computer per poterci giocare ed allenarsi e si moltiplicarono i pub e le ludoteche ove si tenevano i tornei.
Fu organizzato anche un torneo via BBS, organizzato cioè da gestori di nodi a cui gli utenti si collegavano (una sorta di internet primordiale che all’epoca, di fatto, era assolutamente ai primordi).
Nacque una classifica generale che teneva conto dei risultati conseguiti nei vari tornei che stimolò ancora più la competizione.
I premi dei vari tornei erano interessanti, c’erano coppe, buoni consumazioni, CD musicali, cesti natalizi e in alcuni casi anche oggetti molto costosi; ricordo che il primo torneo di Doom2 (di cui parlerò in seguito) presso la sala giochi “Game Over” aveva come premio una playstation del valore di circa 400000 lire dell’epoca e in alternativa poteva riscuotersi il premio in denaro (direi ad occhio 500 euro di oggi).
Fu ai primi tornei che conobbi i fratelli Casini; Stefano era un giocatore forte la cui evoluzione come livello di gioco andò all’incirca di pari passo con la mia, mentre il fratello Danilo era discreto ma comunque non eccellente (generalmente usciva ai quarti di finale). Il massimo del divertimento era attendere la fine dell’incontro e vedere Danilo uscire dalla saletta computer con gli occhi iniettati di sangue e invasati, lanciando le più improbabili imprecazioni contro il quadro scelto dagli organizzatori (troppo grande, troppo piccolo, con poche armi, etc.), reo di aver provocato la sua prematura dipartita dal torneo. Raramente il quadro invece andava bene e ciò coincideva inesorabilmente con il suo passaggio al turno successivo.
Ci iniziammo ad allenare anche a casa; comprammo i nostri bravi modem a 14.4k baud e poi a 22.8 e qualcuno anche a 33.6 e piano piano ci dotammo anche di pentium, che consentiva un gioco meno scattoso.
Internet come detto era assolutamente ai primordi e non si poteva giocare via internet, fermo restando che era un bene di lusso: solo l’abbonamento a flashnet costava 350000 lire l’anno e in più si dovevano pagare le telefonate. Non esistevano abbonamenti flat, dovevi pagare ogni singola connessione e si pagava pure tanto!
Si usavano dei programmi per la connessione diretta che non erano perfetti, spesso la connessione poteva avere dei problemi per una delle parti e si doveva richiamare (sprecando la telefonata con conseguenti imprecazioni).