E sono 12 e mezzo. Non vi inganni il fatto che sia un gioco ancora adesso molto discusso ed elogiato, ma sono già passati ben 12 anni e mezzo dalla sua prima incarnazione. Un ottavo di secolo per nulla dimostrato se si considerano la qualità e la rilevanza che è riuscito a mantenere questo gioco nel corso degli anni, ma senza dubbio dimostrati se si considerano la maturità e l’evoluzione che ha raggiunto questo genere, fino agli ultimi capolavori DooM III e Quake IV.
Certe volte, ripensandoci, viene in mente. E sembra proprio l’altro giorno, era un venerdì di dicembre, e l’uscita del da tempo annunciato DooM stravolse completamente tutti i canoni e tutti i limiti che erano immaginabili fino a quel giorno. Sembra proprio l’altro giorno. Anche se in quell’ “altro giorno” il computer era ancora ritenuto dai più, dai “molti” più, soltanto uno strumento di lavoro o da utilizzare per scopi scientifici, comunque una cosa non alla portata di tutti, quasi un “oggetto del mistero”; e parlando di videogiochi si richiamavano alla mente i picchiaduro o i giochi di avventura spaziale da bar o, al massimo, qualche consolle Nintendo o Sega delle origini. Prima di allora un videogioco del genere era praticamente soltanto immaginabile in qualche film di fantascienza, in quei film, ambientati in un futuro piuttosto prossimo, non sempre di alta lega, nei quali si parla della società e degli stili di vita che il regista prevede (o semplicemente vuole raffigurare) che verranno. Si, è vero, un anno e mezzo prima era uscito Wolfenstein 3D, che un buon, se non ottimo, passo in avanti l’aveva fatto; ma questo non era ancora nulla in confronto a quello che sarebbe stato DooM.
Ambientazione spaziale, miriadi di scenari possibili, e una vasta possibilità di modifica per creare varianti, hanno reso questo gioco il capostipite del genere, e forse addirittura il primo vero videogioco con una longevità che, da un punto di vista teorico, potrebbe nientemeno che essere infinita: infatti si possono creare, con editor appositi, modifiche a proprio piacimento, dalla semplice modifica all’interno della mappa alla conversione totale, fino alla sostituzione delle rappresentazioni grafiche dei mostri e delle armi.
Il giocatore partiva in una base su Phobos, satellite di Marte, dove, a causa del fallimento di un esperimento di teletrasporto interdimensionale, si sono aperti alcuni portali verso l’inferno da cui hanno iniziato a venire nel nostro universo terribili creature e spaventosi mostri. Già dall’inizio potevamo ammirare il dettaglio, molto curato, e la varietà di oggetti, armi e mostri, ma soprattutto di ambientazioni interne ed esterne, una gamma di varietà decisamente più ampia rispetto al suo predecessore Wolfenstein 3D.
Anche dal punto di vista della difficoltà la differenza si faceva sentire: mentre in Wolfenstein era spesso sufficiente un po’ di destrezza per cavarsela anche dalle situazioni più difficili, in Doom le situazioni critiche bisogna saperle, prima di tutto, prevenire, per esempio evitando di farsi circondare dai mostri o di andare avanti troppo velocemente col rischio di avere un alto numero di mostri che ti tengono sotto tiro.
Tre episodi di otto livelli ciascuno, più un livello bonus per ogni episodio, con un testo finale che spiega come, alla fine, si tornasse finalmente sulla Terra attraverso una porta interdimensionale.
Dal punto di vista dell’hardware, il salto di qualità era per forza evidente. Non poteva in effetti essere altrettanto, viste le tante innovazioni introdotte l’aumento di memoria era una condizione indispensabile. Visto che i requisiti erano, comparati all’epoca, molto elevati, si trovò una soluzione: modificare temporaneamente i file di sistema principali (config.sys, autoexec.bat) per poter distribuire la memoria disponibile in maniera diversa e far partire DooM. Va da sé che il file doveva essere riportato allo stato originario quando si dovevano eseguire gli altri programmi, Windows (3.1) compreso.
Doom ha introdotto anche il concetto di multiplayer: chi possedeva una rete locale o per quei pochi fortunati che potevano permettersi Internet (a costi esorbitanti) nel 1993 poteva cimentarsi in tipi di sfide, prima impensabili, con altri avversari umani, nelle stesse mappe che magari un attimo prima cercava di liberare dalle creature infernali.
In conclusione, mi sembra quindi d’obbligo far notare che dodici anni e mezzo dopo l’uscita questo gioco rimane giocabilissimo, divertentissimo, speciale, soprattutto nella sua versione originale ma anche nelle miriadi di mappe aggiuntive, e chi sottovaluta questo capolavoro dicendo che è preistoria e che ora è ingiocabile, cause per le quali non c’è motivo di interessarsene, sbaglia perché non si rende conto che molto probabilmente senza il genio di Carmack, Romero e Co. forse l’evoluzione e la diffusione dei videogiochi sarebbe andata molto più lentamente di quanto ha effettivamente fatto nell'ultimo decennio e con questo anche la diffusione del multiplayer, non a caso i tornei principali di multiplayer sono di sparatutto. Come diceva Cicerone, non sapere quello che è successo prima di te significa rimanere sempre fanciullo: l’interpretazione è immediata, e in questo caso sta a significare che giocare agli sparatutto moderni senza un occhio di riguardo a DooM significa rimanere nella banalità.
AUGURI DOOM per il tuo ottavo di secolo!
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